Una giornata di sole.

miu miu (3)Oggi è una bellissima giornata di sole. Fredda, ma limpida.

E’ una giornata ideale per fare una passeggiata, riempire i polmoni di aria frizzantina, gli occhi di colori natalizi, ultimare i regali.

Decido di vestirmi carina, essere me stessa in ogni piccolo dettaglio: le mie scarpine nuove, il ciondolo a cuore che cela un orologio, una farfalla d’argento appuntata sul mio cappellino preferito.

Scendo e accarezzo Nerina. Lei, di rimando, mi scorta fino al cancello. La adoro!

Devo fare poche centinaia di metri, ma per una volta mi concedo il lusso di aspettare l’autobus. Non ho fretta, posso prendermela comoda. In una giornata così, la fretta è peccato. Continua a leggere

Bianchi ricordi.

Sorprendente.

Sembra come aver preso la mira e centrato nello stesso istante il momento giusto, il giorno giusto e il luogo giusto. Perché spesse volte il “caso” indovina e cade proprio a fagiuolo.

Proprio ora che la mia vita stà tornando pian pianino in ordine, come un puzzle assemblato male che, accidentalmente caduto a terra e rispezzettatosi nuovamente, và ricomposto, stavolta con più attenzione, con più amore, con più dedizione.

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Agrodolce.

C’è che capitano giornate agrodolci. Quelle giornate che ti svegli con un diaovolo per capello perché hai dormito ZERO ed hai un colloquio importante.

C’è che ti alzi due ore prima del suono della sveglia perché in casa è un contonuo squillare di telefoni perché tuo padre è appena stato ricoverato in ospedale. Appendicite acuta.

C’è  che fai un respiro profondo e cerchi di non soccombere all’ansia che ti stà divorando, temendo di non essere abbastanza, pensando di dover rimandare l’incontro per star vicino a papà, credendo di non farcela.

Ma ti butti sotto la doccia e lavi via ogni timore. Sfoderi il tuo sorriso migliore, pettini i capelli in quel modo che ti sta’ tanto bene e indossi, sotto a tutto, quella maglietta che pensi ti porterà fortuna.

E forse così è stato.

Torni a casa.

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Ho freddo.

Non è una situazione facile, e non è facile neanche spiegarla, perché già a me, per prima, sembra assurda. Ma devo farlo perché non mi sento capita.

Non è raro che una volta a letto, sotto le coperte, a tarda notte, io ancora non dorma, ma tremi. Tremo perché ci sono troppe cose che vorrebbero scoppiare, troppe delusioni tenute li, buone, con la garanzia che andrà tutto bene, domani. Tremo perché ho freddo, di quel calore che scalda il cuore, che lo sprona a battere, di gioia, d’amore, di felicità.

Io non sento più nulla. Sono delusa, amareggiata, sconfortata e stò cercando di fare i conti con questo muro contro il quale prima o poi dovevo andar a sbattere. A me è successo ora, in questo periodo della mia vita. A chiunque altro potrà capitare prima, dopo, o mai. E’ successo e non posso più tirarmi indietro.

Sono una persona maturata ma mai cresciuta. Sono la bambina molto alta o la donna troppo minuta che mio padre teneva morta tra le braccia, nel sogno di ieri. E la mia lotta è ucciderla, perché non sono io. Ma la domanda è CHI sono io? Continua a leggere

Dreams 4.

Sono nel mio quartiere, ma lo spiazzo su cui è posizionata la mia “casa” mi ricorda tanto il terreno su cui nonno aveva un capannone. L’atmosfera è estiva. Dico “casa” perchè effettivamente non ne ha le sembiaze, sembra più che altro una tenda da circo. E’ fatta di quella stoffa leggera con cui si confezionano i costumi di carnevale dei bambini, blu scuro, quadrata. Il vento la fa gonfiare e sgonfiare in continuazione. Io vivo li, con mio padre e mia madre, ma a quanto dicono, sembra che ci rimarremo “solo per l’estate”, quasi fosse una casa-vacanze.

Una telefonata, un mio vecchio, assillante e problematico (per me) compagno di classe.  Un mix di arroganza, orgoglio, permalosità e vanità. Una delle tante persone che non riconosco/capisco più.  Mi chiede di vederci, di prendere un caffè insieme, ed io cerco di sviare. Come suo solito inizia a prendersela, attaccando una di quelle filippiche interminabili che, lasciandoti sfinita, non riesci a dire altro che “Va bene, a che ora?”.

“Sono già sotto casa tua, scendi.” E scendo.

Non vorrei uscire, non sò perchè ma qualcosa mi trattiene li. Forse la disabitudine ad uscire. Non lo faccio da un pò, effettivamente. Continua a leggere

Dreams 2.

Sono a Milano, ma non più nella solita casa. La casa è nuova, più ampia, spaziosa ma decisamente un pò cupa, tetra e retrò. Non c’è molta luce ed io sono ai fornelli, preparando qualcosa di buono per Lui e per la mia famiglia venuta a trovarci. Metto un padellino tutto storto a cuocere dei cereali per farne una zuppa. Inizialmente sbaglio fornello e la fiamma è pericolosamente alta, quindi lo cambio.  Sono le 19 e Lui ancora non si vede, inizio a preoccuparmi perchè mi disse che sarebbe tornato presto.

Lo chiamo ma non è raggiungibile.

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Nebbia.

Aeroporto di Ciampino di venerdì mattina. MAI PIÙ.

Ore 5:00. Una fila interminabile intorno quel labirinto che ti rincoglionisce girando e rigirando continuamente su te stesso, ultima chiamata per il volo per Cracovia e si scatena il PANICO: chi passa avanti a destra, chi spintona a manca, e gira che ti rigira mi ritrovo quasi in fondo alla fila, dopo mezz’ora di giri di peppe intorno a quei cavolo di paletti, il sonno ancora impastato negli occhi, che grattano. Aricominciamo da capo. -.-‘ Continua a leggere

Sale e pepe.

Non sò se sia giusto parlarne oppure no. Ma lo farò comunque.

Quando salgo sul vagone non mi guardo neanche intorno, mi limito ad appoggiarmi come sempre alla parete della cabina di pilotaggio, vicino la porta, così comoda per chi, come me, vuole passare quel quarto d’ora leggendo un buon libro. Mi ero ripromessa di finire il capitolo, perchè quel libro me lo ha consigliato Lui, ed io dei Suoi consigli mi fido sempre.

Parte. Continua a leggere