Bianchi ricordi.

Sorprendente.

Sembra come aver preso la mira e centrato nello stesso istante il momento giusto, il giorno giusto e il luogo giusto. Perché spesse volte il “caso” indovina e cade proprio a fagiuolo.

Proprio ora che la mia vita stà tornando pian pianino in ordine, come un puzzle assemblato male che, accidentalmente caduto a terra e rispezzettatosi nuovamente, và ricomposto, stavolta con più attenzione, con più amore, con più dedizione.

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Ho freddo.

Non è una situazione facile, e non è facile neanche spiegarla, perché già a me, per prima, sembra assurda. Ma devo farlo perché non mi sento capita.

Non è raro che una volta a letto, sotto le coperte, a tarda notte, io ancora non dorma, ma tremi. Tremo perché ci sono troppe cose che vorrebbero scoppiare, troppe delusioni tenute li, buone, con la garanzia che andrà tutto bene, domani. Tremo perché ho freddo, di quel calore che scalda il cuore, che lo sprona a battere, di gioia, d’amore, di felicità.

Io non sento più nulla. Sono delusa, amareggiata, sconfortata e stò cercando di fare i conti con questo muro contro il quale prima o poi dovevo andar a sbattere. A me è successo ora, in questo periodo della mia vita. A chiunque altro potrà capitare prima, dopo, o mai. E’ successo e non posso più tirarmi indietro.

Sono una persona maturata ma mai cresciuta. Sono la bambina molto alta o la donna troppo minuta che mio padre teneva morta tra le braccia, nel sogno di ieri. E la mia lotta è ucciderla, perché non sono io. Ma la domanda è CHI sono io? Continua a leggere

Dreams 4.

Sono nel mio quartiere, ma lo spiazzo su cui è posizionata la mia “casa” mi ricorda tanto il terreno su cui nonno aveva un capannone. L’atmosfera è estiva. Dico “casa” perchè effettivamente non ne ha le sembiaze, sembra più che altro una tenda da circo. E’ fatta di quella stoffa leggera con cui si confezionano i costumi di carnevale dei bambini, blu scuro, quadrata. Il vento la fa gonfiare e sgonfiare in continuazione. Io vivo li, con mio padre e mia madre, ma a quanto dicono, sembra che ci rimarremo “solo per l’estate”, quasi fosse una casa-vacanze.

Una telefonata, un mio vecchio, assillante e problematico (per me) compagno di classe.  Un mix di arroganza, orgoglio, permalosità e vanità. Una delle tante persone che non riconosco/capisco più.  Mi chiede di vederci, di prendere un caffè insieme, ed io cerco di sviare. Come suo solito inizia a prendersela, attaccando una di quelle filippiche interminabili che, lasciandoti sfinita, non riesci a dire altro che “Va bene, a che ora?”.

“Sono già sotto casa tua, scendi.” E scendo.

Non vorrei uscire, non sò perchè ma qualcosa mi trattiene li. Forse la disabitudine ad uscire. Non lo faccio da un pò, effettivamente. Continua a leggere

2011 in review!

Le scimmiette aiutanti di WordPress.com mi hanno regalatoun report annuale del mio blog!!! Voglio condividere con voi questo traguardo!

Here’s an excerpt:

A San Francisco cable car holds 60 people. This blog was viewed about 2.000 times in 2011. If it were a cable car, it would take about 33 trips to carry that many people. Continua a leggere

Air of Christmas

L’odore di scatole polverose riemerse dopo mesi di stoccaggio.

Il fruscio dei nastrini luccicosi che perdono peli dappertutto.

Il tintinnare plasticoso delle palline colorate, sempre lo stesso, ma altrettanto nuovo, anno dopo anno.

Lo svegliarsi tardi la mattina, il pigiama ancora indosso. Quel ramo dell’albero di natale che proprio non vuole star su.

Le lucine di tutti i colori che vanno-messe-per-prime.

Il “fermi tutti che prima si spolvera il tavolinetto!”.

Il presepe grande grande, col trenino elettrico di papà, con il gatto che abbatte le pecore e il criceto nel vagone merci che gira tutto intorno.

Le discussioni sulla disposizione dei vari addobbi, quelli più belli davanti, quelli rovinati dietro.

Quest’anno l’8 dicembre è tutto diverso. Questo è il primo anno che non vengono rinnovate queste suggestioni, questa tradizione, ma ce ne sono state di nuove. Continua a leggere

IN-amicizia.

Dunque, entriamo nel sociale. Si perché io, lo ametto, e questo è il mio pubblico outing che manco Tiziano Ferro, sono decisamente una tipa difficile.

Ma non difficile nel senso che sono esigente nei confronti delle mie amicizie, anzi, sarei capace di considerare amico anche un sasso sul quale ho inciampato. Sono difficile perché basta veramente poco per farmi avere l’impressione sbagliata o semplicemente perché mi faccio una valanga di pippe mentali su tutto ciò che, per una persona normale, possono tranquillamente considerarsi inezie.

Mi è, però, capitato di notare, e questo perché spesso e volentieri mi soffermo a fare autocritica, e, principalmente, su come funziono (magari ci fosse il libretto d’ istruzioni!) che quando sentenzio che quella persona non entrerà mai, e dico MAI, nella mia vita, va a finire che ci divento culo e camicia. Che non sono normale è già dato evidenziato e sottolineato più volte. Ma entriamo nel dettaglio. Continua a leggere

Week-end di nebbia.

Eccoci qui, altro giro altra corsa. Il terzo week-end che vorrei passare con Lui, ma che inevitabilmente mi ritrovo a trascorrere tra pc, film, pranzi, cene, sonno e chiacchiere con mia “suocera”. Il terzo week-end che lui è impantanato con quel cavolo di corso che lo incolla al pc per giorni e notti. E stavolta ha pure l’esame!!! Quindi ora ci ritroviamo a dover stare Lui in camera da letto a studiare ed io giù in cucina a vedere Report. Che pazienza che ce vò. Fortunatamente mi ha promesso che non accadrà mai più, o almeno finchè non vivremo insieme, quando il tempo da dedicarci sarà di più. Stavolta la botta di vita è stata andarcene venerdì sera al cinema a vedere Breaking Down. E dopo? Ancora a studiare. Fortuna che c’è la nebbia! Continua a leggere

Praga

Praga è l’inno al movimento. Non appena si arriva non si viene attanagliati da quell’ansia  (del tutto comprensibile) che si ha quando si giunge in una città straniera. Tutto viene spontaneo, naturale, come se avessimo sempre vissuto li.

Passeggiando lungo il fiume si viene catapultati in un vortice di linee e forme sempre nuove. Linee di epoche e stili diversi, ma mai in contrasto tra di loro. E allora possiamo trovare spalla a spalla un palazzo primi ‘900 con uno della fine degli anni ’90. La loro comunicazione è sensazionale, nonostante appartengano ad epoche così distanti, stilisticamente e tecnologicamente parlando. Perciò, come non far caso a come le linee della “Casa Danzante” sembrino prolungarsi nella facciata dirimpettaia generando arcate di schermo alle logge, e arricciandosi nelle eleganti volute al piano attico? Come non notare il rispetto che l’architetto ha dimostrato per la storicità del preesistente edificio, adottandone la stessa tipologia di infisso? Continua a leggere