Aeroporto Orio al Serio. Solito tran-tran. Una settimana su, due settimane giù, e così via.
Un’allerta meteo a fomentare l’ansia da rientro.
Vado? Non vado? Vado col treno tra qualche giorno? Resto e basta fino al prossimo aereo? Chiamo mamma(=torna a casa!), sento Lui(=ti prego resta!), sento papà(=fa’ n po’ come te pare!). Gran referendum sul da farsi.
Scorriamo tutti i Tg della fascia oraria dalle 19 alle 20:30, mi faccio coraggio, chiudo la valigia e ci incamminiamo. Saluti, baci, carezze, promesse, speranze prima di varcare la soglia della sicurezza.
Arrivo al Gate n°12.
Stanno imbarcando un volo per Madrid, leggo sullo schermo l’odiosissima parola DELAYED, abbasso lo sguardo sull’orario. 23:00.
“OK. Stai calma. Non è la prima volta che parti in ritardo, mettiti lì, buona buona col tuo libro e leggi.” mi dico.
Nel frattempo, al gate di fronte, si allunga la fila per Budapest. Inizia il loro imbarco e tutti composti avanzano di passo in passo verso il varco del gate. Purtroppo ancora non sanno cosa li aspetta. Io che, insieme ad una ragazza conosciuta proprio in quel momento, ho assistito allo spettacolo pietoso, non volevo crederci. Continua a leggere