Sunset country walk.

Ci sono quei giorni caldi da morire che spingono un velo di apatia su una giornata di sole meravigliosa.

Capita che questi giorni, di tanto in tanto, ci vedano insieme.

Succede, sempre a volte, che la voglia di stare all’aria aperta distrugga ogni barriera, e apra i cancelli a quanto di più semplice, ma estremamente piacevole, si possa fare: una passeggiata lungo il fiume, in campagna.

C’è che, poi, questo caleidoscopico momento della giornata, il tramonto, si sposi alla perfezione con la voglia di parlare, di guardarsi, di esplorarsi.

E non c’è nulla di più bello al mondo.

Io voglio condividere tutte queste immagini con voi. Perchè la bellezza, l’entusiasmo, l’energia, la gioia, la felicità, l’amore vanno condivise.

Così da mie, vorrei divenissero vostre.

Con affetto.

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Bianchi ricordi.

Sorprendente.

Sembra come aver preso la mira e centrato nello stesso istante il momento giusto, il giorno giusto e il luogo giusto. Perché spesse volte il “caso” indovina e cade proprio a fagiuolo.

Proprio ora che la mia vita stà tornando pian pianino in ordine, come un puzzle assemblato male che, accidentalmente caduto a terra e rispezzettatosi nuovamente, và ricomposto, stavolta con più attenzione, con più amore, con più dedizione.

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Verde brezza d’Irlanda.

Era una sera peggiore delle altre a ridosso delle frastagliate coste Irlandesi ululanti di spuma marina.

“Sei bellissima stasera…”

Così recitava il testo in contrasto sul display del suo cellulare. Il numero non le era familiare e non era familiare neanche alla sua rubrica.

Nonostante ciò, sorrise. Sorrise di quei sorrisi di pancia, spontanei, di quelli che non puoi comandare a venir fuori. Sorrise di quei sorrisi che renderebbero bella qualsiasi foto, anche sfuocata. Sorrise con gli occhi, con le orecchie, col cuore con un impeto che illuminerebbe la più buia delle stanze. Che potenza hanno, le parole. E, dopo qualche minuto d’immobilità, si sorprese a riflettere. Continua a leggere

Ho freddo.

Non è una situazione facile, e non è facile neanche spiegarla, perché già a me, per prima, sembra assurda. Ma devo farlo perché non mi sento capita.

Non è raro che una volta a letto, sotto le coperte, a tarda notte, io ancora non dorma, ma tremi. Tremo perché ci sono troppe cose che vorrebbero scoppiare, troppe delusioni tenute li, buone, con la garanzia che andrà tutto bene, domani. Tremo perché ho freddo, di quel calore che scalda il cuore, che lo sprona a battere, di gioia, d’amore, di felicità.

Io non sento più nulla. Sono delusa, amareggiata, sconfortata e stò cercando di fare i conti con questo muro contro il quale prima o poi dovevo andar a sbattere. A me è successo ora, in questo periodo della mia vita. A chiunque altro potrà capitare prima, dopo, o mai. E’ successo e non posso più tirarmi indietro.

Sono una persona maturata ma mai cresciuta. Sono la bambina molto alta o la donna troppo minuta che mio padre teneva morta tra le braccia, nel sogno di ieri. E la mia lotta è ucciderla, perché non sono io. Ma la domanda è CHI sono io? Continua a leggere

Air of Christmas

L’odore di scatole polverose riemerse dopo mesi di stoccaggio.

Il fruscio dei nastrini luccicosi che perdono peli dappertutto.

Il tintinnare plasticoso delle palline colorate, sempre lo stesso, ma altrettanto nuovo, anno dopo anno.

Lo svegliarsi tardi la mattina, il pigiama ancora indosso. Quel ramo dell’albero di natale che proprio non vuole star su.

Le lucine di tutti i colori che vanno-messe-per-prime.

Il “fermi tutti che prima si spolvera il tavolinetto!”.

Il presepe grande grande, col trenino elettrico di papà, con il gatto che abbatte le pecore e il criceto nel vagone merci che gira tutto intorno.

Le discussioni sulla disposizione dei vari addobbi, quelli più belli davanti, quelli rovinati dietro.

Quest’anno l’8 dicembre è tutto diverso. Questo è il primo anno che non vengono rinnovate queste suggestioni, questa tradizione, ma ce ne sono state di nuove. Continua a leggere

Dreams.

Ci sono volte in cui mi sveglio e penso: “Cavolo che sogno!“.

Si, io sogno. Ad occhi aperti, chiusi, semi-chiusi, stanchi, vispi, elettrizzati, appiccicati, con la congiuntivite. Ma SOGNO. E ricordo pure tutto!

Stavolta parliamo dei sogni ad occhi chiusi. E ce n’è da dire. Penso che certe scene ispirerebbero altro che Tim Burton, James Cameron, Steven Spielberg. Ci sono certi sogni che, raccontandoli, chi mi ascolta ribatte con dei simpaticissimi “MACHETTESEIFUMATA?”. E il bello è che non fumo. E non bevo. Giuro.

Insomma, in quasi 22 anni di sogni, ormai ho stilato una classifica dei più belli/ricorrenti/coinvolgenti/spaventosi/realistici e oggi mi vien voglia di parlarne, probabilmente perchè anche stanotte è stata una notte da oscar. Continua a leggere

Praga

Praga è l’inno al movimento. Non appena si arriva non si viene attanagliati da quell’ansia  (del tutto comprensibile) che si ha quando si giunge in una città straniera. Tutto viene spontaneo, naturale, come se avessimo sempre vissuto li.

Passeggiando lungo il fiume si viene catapultati in un vortice di linee e forme sempre nuove. Linee di epoche e stili diversi, ma mai in contrasto tra di loro. E allora possiamo trovare spalla a spalla un palazzo primi ‘900 con uno della fine degli anni ’90. La loro comunicazione è sensazionale, nonostante appartengano ad epoche così distanti, stilisticamente e tecnologicamente parlando. Perciò, come non far caso a come le linee della “Casa Danzante” sembrino prolungarsi nella facciata dirimpettaia generando arcate di schermo alle logge, e arricciandosi nelle eleganti volute al piano attico? Come non notare il rispetto che l’architetto ha dimostrato per la storicità del preesistente edificio, adottandone la stessa tipologia di infisso? Continua a leggere