Donne, tacchi alti e macarons.

MacaronsUna settimana tutta al femminile questa che sto vivendo.

Sabato una meravigliosa mattinata tra la moltitudine di scarpe di Legrottese in compagnia di Shoegal, tra gossip e commenti tutti al femminile.

Lunedì, dopo le lezioni, un piacevole pomeriggio con Alessia, cara amica dai tempi del liceo che non vedevo da secoli, una lunghissima camminata tra confidenze e racconti addolcita dai favolosi pasticcini di Ladurée.

Macarons3Ieri una splendida serata dapprima con Vanessa, con la quale dovevo assolutamente replicare il pit-stop-macarons (non li avevo mai assaggiati, dopo la prima volta non si torna più indietro!) e successivamente con tutto il gruppo di ragazze appassionate di scarpe! Una full-immersion di estrogeni che mai prima d’ora mi era capitata! Mai prima d’ora così piacevole, almeno. Continua a leggere

Agrodolce.

C’è che capitano giornate agrodolci. Quelle giornate che ti svegli con un diaovolo per capello perché hai dormito ZERO ed hai un colloquio importante.

C’è che ti alzi due ore prima del suono della sveglia perché in casa è un contonuo squillare di telefoni perché tuo padre è appena stato ricoverato in ospedale. Appendicite acuta.

C’è  che fai un respiro profondo e cerchi di non soccombere all’ansia che ti stà divorando, temendo di non essere abbastanza, pensando di dover rimandare l’incontro per star vicino a papà, credendo di non farcela.

Ma ti butti sotto la doccia e lavi via ogni timore. Sfoderi il tuo sorriso migliore, pettini i capelli in quel modo che ti sta’ tanto bene e indossi, sotto a tutto, quella maglietta che pensi ti porterà fortuna.

E forse così è stato.

Torni a casa.

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Parliamo di futuro.

Dopo aver visto questo video, capirete già dove voglio andare a parare.

Io sono una studentessa d’Architettura. Vorrei un giorno esercitare questa professione al meglio delle mie potenzialità. Vorrei un giorno svegliarmi la mattina e sentirmi felice della scelta che ho fatto prima di iscrivermi a quel test d’ingresso. Vorrei fare la differenza, vorrei contribuire a cambiare le cose nel mio paese, renderlo bello, migliore, vivibile. Continua a leggere

Ho freddo.

Non è una situazione facile, e non è facile neanche spiegarla, perché già a me, per prima, sembra assurda. Ma devo farlo perché non mi sento capita.

Non è raro che una volta a letto, sotto le coperte, a tarda notte, io ancora non dorma, ma tremi. Tremo perché ci sono troppe cose che vorrebbero scoppiare, troppe delusioni tenute li, buone, con la garanzia che andrà tutto bene, domani. Tremo perché ho freddo, di quel calore che scalda il cuore, che lo sprona a battere, di gioia, d’amore, di felicità.

Io non sento più nulla. Sono delusa, amareggiata, sconfortata e stò cercando di fare i conti con questo muro contro il quale prima o poi dovevo andar a sbattere. A me è successo ora, in questo periodo della mia vita. A chiunque altro potrà capitare prima, dopo, o mai. E’ successo e non posso più tirarmi indietro.

Sono una persona maturata ma mai cresciuta. Sono la bambina molto alta o la donna troppo minuta che mio padre teneva morta tra le braccia, nel sogno di ieri. E la mia lotta è ucciderla, perché non sono io. Ma la domanda è CHI sono io? Continua a leggere

Dreams 4.

Sono nel mio quartiere, ma lo spiazzo su cui è posizionata la mia “casa” mi ricorda tanto il terreno su cui nonno aveva un capannone. L’atmosfera è estiva. Dico “casa” perchè effettivamente non ne ha le sembiaze, sembra più che altro una tenda da circo. E’ fatta di quella stoffa leggera con cui si confezionano i costumi di carnevale dei bambini, blu scuro, quadrata. Il vento la fa gonfiare e sgonfiare in continuazione. Io vivo li, con mio padre e mia madre, ma a quanto dicono, sembra che ci rimarremo “solo per l’estate”, quasi fosse una casa-vacanze.

Una telefonata, un mio vecchio, assillante e problematico (per me) compagno di classe.  Un mix di arroganza, orgoglio, permalosità e vanità. Una delle tante persone che non riconosco/capisco più.  Mi chiede di vederci, di prendere un caffè insieme, ed io cerco di sviare. Come suo solito inizia a prendersela, attaccando una di quelle filippiche interminabili che, lasciandoti sfinita, non riesci a dire altro che “Va bene, a che ora?”.

“Sono già sotto casa tua, scendi.” E scendo.

Non vorrei uscire, non sò perchè ma qualcosa mi trattiene li. Forse la disabitudine ad uscire. Non lo faccio da un pò, effettivamente. Continua a leggere

Dreams 2.

Sono a Milano, ma non più nella solita casa. La casa è nuova, più ampia, spaziosa ma decisamente un pò cupa, tetra e retrò. Non c’è molta luce ed io sono ai fornelli, preparando qualcosa di buono per Lui e per la mia famiglia venuta a trovarci. Metto un padellino tutto storto a cuocere dei cereali per farne una zuppa. Inizialmente sbaglio fornello e la fiamma è pericolosamente alta, quindi lo cambio.  Sono le 19 e Lui ancora non si vede, inizio a preoccuparmi perchè mi disse che sarebbe tornato presto.

Lo chiamo ma non è raggiungibile.

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Primo incontro.

Ebbene si. Questo è il mio pubblico outing. Non stò bene, e devo ritrovare dove mi sono nascosta. Devo ritrovare la me che ero un tempo, organizzata ma non troppo. Motivata più che mai. Gioiosa di apprendere e incuriosita dalla conoscenza. Aperta con il mondo e affettuosa da morire. Il fatto è che….proprio non me lo ricordo dove mi sono appoggiata l’ultima volta! Continua a leggere

Poi dicono che scleri.

Mercoledì pomeriggio, ultima revisione prima della consegna. Nel gergo architettonico significa “ultimo ok per arrivare all’esonero senza problemi”. Laboratorio di progettazione 3, l’ultimo, in teoria, del triennio. Finalmente non abbiamo più a che fare con le solite casette ripropinate in tutte le salse: doppie, in stile, da ristrutturare. No. Questa volta dobbiamo progettare una “foresteria” ad uso esclusivo per gli artisti del MAXXI. Iniziamo col dire che nessuno si è preso la briga di spiegarci cosa sia una foresteria, se non con:  “una specie di albergo“. Continuiamo col dire che siamo stati divisi in gruppi di circa 30 studenti seguiti da 1 o (chi è stato fortunato) 2 assistenti del prof. Sembrava fossi stata fortunata, visto che ero capitata nel gruppo con due assistenti. E invece. Continua a leggere

Cerco casa DISPERATAMENTE!

 Si, lo ribadisco. Sono una sfigata. Ma non una di quelle che esce di casa con una scarpa di un colore e una di un altro. No. Io sono una sfigata da guinness.

Perchè? Per il tempismo.

Sembra che per dei sadici quanto accaniti effetti cosmico-planetari, ogni evento importante della mia vita si verifichi sempre l’anno, il mese, il giorno, l’ora meno opportuni.

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